Tessile: nuove frontiere di ricerca per rilanciare il distretto di Prato
I tessuti di scarsa qualità o addirittura non sicuri per chi li indossa e per chi li lavora fanno male al tessile pratese. Sopratutto fa male all’economia della città di Prato il fatto di non poter distinguere gli uni dagli altri.
Per questo i controlli su tessuti e filati, per certificarne la qualità ma anche la sicurezza, possono diventare un toccasana per il distretto, che più volte ha chiesto, anche all’Unione europea, chiarezza nelle etichette e nel “made in”.
Ma il tema ”tessile e salute” non è solo questo. Non vuol dire solo laboratori di analisi di eccellenza, che già esistono e d’ora in poi magari messi in rete. L’altra declinazione del tema è quella della ricerca e già c’è chi nel distretto, anche con il contributo della Regione Toscana, sperimenta infatti tessuti con un possibile uso sanitario o processi più sicuri e rispettosi della salute di tutti.
Un gruppo di sperimentatori toscani ha inventato ad esempio un tessuto antibatterico per chi soffre di psoriasi: un problema per tre milioni di italiani. E’ il frutto della collaborazione tra scienza medica e tessile.
Il padre scientifico è Giovanni Lo Scocco, primario di dermatologia a Prato. Ma il tessuto ipertecnologico già prodotto dalla Lenzi Egisto di Vaiano, che elimina gli attriti e non assorbe creme e unguenti ma consente alla pelle di respirare, è così versatile da avere anche altri usi.
Il tepso, così si chiama il tessuto impalpabile, più leggero e fresco della seta o del lino, elimina la sudorazione, riduce irritazioni e possibili infezioni: è quindi perfetto in situazioni estreme.
E infatti con questo materiale sono confezionate le lenzuola di cui l’Arabia Saudita sta trattando per l’acquisto per i propri ospedali o i 1.700 calzini ordinati dall’esercito italiano : li indossano gli alpini in Afghanistan; li stanno provando anche i carabinieri, i militari tedeschi e sudafricani e persino i marines ne hanno presi nei mesi scorsi venti campioni.
Yulia Shesternikova