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Presentato al Principe di Savoia a Milano il libro ‘La Rivoluzione del Buon Senso’ del Ministro Valditara, con la partecipazione del Ministro Matteo Salvini.

Presentato al Principe di Savoia a Milano il libro ‘La Rivoluzione del Buon Senso’ del Ministro Valditara, con la partecipazione del Ministro Matteo Salvini.

Donatella Lavizzari

Si è svolta lunedì, presso il prestigioso Hotel Principe di Savoia di Milano, la presentazione del nuovo libro del Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, “La Rivoluzione del Buon Senso. Per un paese normale” (Guerini e Associati, Milano), evento ideato e organizzato da Daniela Javarone, Presidentessa della Associazione Milanese Amici della Lirica, Madrina dei City Angels Italia e Cavaliere all’Ordine al Merito della Repubblica (ritratta nella foto di Fedele Costadura, insieme ai due Ministri).

Ospite d’onore della serata, il Vicepremier e Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, che ha partecipato insieme a Valditara, al dibattito magistralmente condotto da Giovanni Sallusti, Direttore di Radio Libertà.

 

All’evento hanno preso parte rappresentanti del mondo istituzionale e culturale, tra cui il Segretario Particolare del Ministro Valditara Stefano Bolognini, il Generale di Brigata Comandante Militare Esercito Lombardia Carmine Sepe, gli onorevoli Laura Ravetto, Maria Cristina Cantù e Igor Iezzi, l’Assessore alla Cultura e Istruzione comune di Arcore e musicologa Evy De Marco, la Presidente del Comitato Lions Eventi Speciali Lions Flavia Bernini, la scrittrice e grafologa Candida Livatino.

L’incontro è stata un’occasione per confrontarsi sul ruolo della cultura e della scuola nella società contemporanea e sull’importanza dei valori, civili e spirituali, della Costituzione e della libertà.

Una serata dove si è parlato di Milano, del suo futuro, di scuola, di infrastrutture, dell’imminente Olimpiade Milano Cortina. Un confronto vero e concreto su ciò che è stato fatto e su ciò che ancora si può realizzare: dal Villaggio Olimpico agli ospedali, dai quartieri popolari alle nuove sfide dei municipi, con l’obiettivo di ridare a Milano slancio, unità e la voglia di essere una comunità viva e forte dopo anni di immobilismo, come ha sottolineato Stefano Bolognini.
Un’occasione di dialogo costruttivo e partecipato, nel segno della responsabilità e della visione comune.

Dopo i consueti ringraziamenti e saluti, Daniela Javarone ha passato la parola a Giovanni Sallusti per una breve introduzione.

Il Ministro Valditara ha voluto entrare subito nel vivo del dibattito, partendo dalla rivoluzione del buon senso, citando alcuni episodi accaduti a scuola, dove l’autorità del corpo docente è stata messa in discussione o totalmente ignorata.

Avere buon senso significa, innanzitutto, ripristinare il concetto di autorità, che, fate attenzione, non ha nulla a che vedere con l’autoritarismo.
 Il concetto di autorità significa che le istituzioni si rispettano. Si rispettano i carabinieri, i poliziotti. Si rispettano gli insegnanti, si rispettano le autorità, democraticamente.
Come diceva Hannah Arendt, una democrazia non si fonda sul rispetto nel senso di obbedienza, ma sul potere che scaturisce dalla partecipazione attiva dei cittadini. L’autoritarismo è una cosa completamente diversa, semmai é quello a cui accennava Giovanni prima, quello di una certa cultura woke, ma poi pensiamo a un altro valore importante, un valore cardine, quello della responsabilità individuale. Abbiamo sentito, qualche giorno fa, una eurodeputata dire che la colpa dell’omicidio di tre carabinieri non è di coloro che hanno messo le bombole e fatto esplodere la casa ma è colpa dello Stato, è colpa della società. È da cinquant’anni che ci siamo abituati a sentire è colpa della società. Una volta si diceva è colpa della borghesia, è colpa del capitalismo.
La responsabilità individuale è andata a farsi benedire e invece io ritengo che chi sbaglia debba pagare, chi rompe debba pagare, a partire dalle scuole!
E queste cose non le ho scritte solo nel mio libro, ma le ho applicate anche alla condotta.

Mi sono impegnato in prima persona per stroncare il bullismo e ho invitato i docenti a vigilare costantemente affinché non si verifichi nelle scuole questo tipo di fenomeno.

La condotta deve essere rivalutata. Prima, se prendevo a pugni un mio compagno, insultavo l’insegnante o addirittura lo prendevo a pugni, l’insegnante mi dava un giorno o più di sospensione. Stare a casa oggi corrisponde a premiare il ragazzo, che si mette davanti alla playstation, a giocare, a chattare con gli amici.

Allora condotta che cosa vuol dire? Sospensione? Studiare di più, studiare di meno? Bisogna dimostrare di aver capito perché la società considera sbagliato quello che tu hai fatto e devi imparare la solidarietà e il senso dell’altro, anche grazie a attività di cittadinanza solidale, come spazzare e pulire il giardino della scuola
Proprio per l’adozione di queste misure, mi chiamò don Luigi Merola, che a Napoli sta facendo un lavoro straordinario per recuperare i ragazzi coinvolti dalla camorra, figli di camorristi e ragazzi che vivono in situazioni marginali.

Un lavoro davvero straordinario. E lui mi disse: “Ministro, ho preferito chiamare i lavori socialmente utili con il termine ‘attività di cittadinanza solidale’. E queste attività sono fondamentali per capire cosa significa ‘altro’: lavorando in un ospedale, lavorando in una casa di riposo per un po’ di giorni, ti aiuta a comprendere la solidarietà, il senso del rispetto verso l’alto, i diritti e i doveri. Perché, sia ben chiaro, i diritti senza i doveri, non valgono nulla.
… Bisogna, inoltre, ripristinare la cultura del lavoro, a partire dalle nostre scuole elementari, e portare un manufatto di un artigiano straordinario del nostro made in Italy, far capire che dietro quel lavoro non c’è solo creatività, ma ci sono impegno e fatica.
… La scuola deve insegnare a rialzarti se sei caduto, ad affrontare i problemi e non ad aggirarli, a saper affrontare le difficoltà che tu incontri, a vincere le frustrazioni, ad essere una persona matura.
Dobbiamo riflettere, e anche questo è la rivoluzione del consenso
.”

Il Ministro ha poi affrontato il tema dell’identità di un popolo. Identità che si basa sulla memoria storica e sull’orgoglio civico.
Valore che è stato inserito nelle nuove Linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica e che si lega alla famiglia, alla propria casa, al territorio dove si è nati o che si è stabilmente eletto come proprio “e dunque innanzitutto alla patria come luogo di appartenenza, non a caso la ‘terra dei padri’, ovvero degli antenati.”.

Si è voluto poi precisare che l’esistenza dei confini non esclude il dialogo tra le varie nazioni, anzi il dialogo è sacrosanto, ma nel rispetto dell’identità.
“Perché non serve certo la psicanalisi per sapere che l’uomo senza identità scivola verso l’alienazione. Sapere chi siamo, da dove veniamo, quali sono i valori di riferimento è l’altra grande sfida, che poi ritorna nei programmi scolastici. Perché è fondamentale conoscere la storia della nostra civiltà occidentale? Perché si tratta della storia di una civiltà universale, che ha dato al mondo grandi valori. Se noi oggi parliamo di democrazia e di libertà, è grazie ad Atene e a Roma. E allora occorre ripartire dalle scuole per ripristinare i principi di identità, per ripristinare anche il senso di rispetto verso la patria, di conoscenza del luogo dove uno è nato, di conoscenza del territorio, del quartiere della propria città, del proprio comune, sin dalle scuole elementari. La bellezza della conoscenza della propria appartenenza, del proprio passato, delle proprie radici, è fondamentale per crescere in modo consapevole, per crescere avendo l’idea di futuro in mente. Perché non si può costruire un futuro senza avere un passato alle spalle. Ecco perché insisto molto su tutto questo.”

E’ l’ora di una svolta culturale. Necessario un profondo cambiamento che parta dalle scuole, dalla formazione dei giovani e che sappia mobilitare quella maggioranza morale di italiani che ha saggezza, buon senso, razionalità, equilibrio, capacità di distinguere ciò che è bene da ciò che è male, presupposti necessari per attuare questa vera e propria rivoluzione”.

E credo che questa sia necessaria, soprattutto, in un momento in cui il Paese è chiamato a riflettere con attenzione sul proprio percorso educativo, sociale e politico.

Uno dei capitoli più importanti presenti nel libro, dibattuto ieri sera anche dal Ministro Salvini, è quello sulla sicurezza nazionale, concepita come funzione fondamentale dello Stato.

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Poi il lavoro come espressione di libertà e la libertà del cittadino che si sviluppa nella proprietà privata, nell’iniziativa economica privata, nella libertà di opinione, nella tutela della dignità umana, nella libertà di manifestazione del pensiero.

Più volte è stata sottolineata la necessità di ricostruire un paese normale, con un’azione di governo fatta di concretezza e con alcune importanti riforme, perché il confronto deve essere innanzitutto sulle idee e sui valori che devono ispirare una società.

Il modello a cui aspira Valditara è un modello di società equilibrata, aperta al futuro, ma ben radicata nella tradizione.

Normalità, buon senso, ragionevolezza e saggezza sono alla base di questo modello e devono essere ricercati, soprattutto, negli ambienti che influenzano il destino della comunità, la cultura, i media e la politica.

Con riferimento alla Costituzione e “ai valori millenari di una civiltà fondata su Atene, Roma e Gerusalemme, ma anche sul ‘secolo dei lumi’, un paese normale è quello dove non ci si divide sui valori fondanti, quelli contenuti nella Carta costituzionale, dove il confronto politico e culturale avviene sempre nel rispetto dell’avversario, dove cioè chi non la pensa allo stesso modo non diventa un nemico da abbattere, un pericolo per la società intera, da delegittimare nella persona anziché nelle sue idee”.

Nel preambolo della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea è infatti scritto che “l’Unione contribuisce al mantenimento e allo sviluppo di questi valori comuni, nel rispetto della diversità delle culture e delle tradizioni dei popoli europei, dell’identità nazionale degli Stati membri e dell’ordinamento dei loro pubblici poteri a livello nazionale regionale e locale”.

Foto: Album Italia
Foto Copertina: Fedele Costadura

 

 

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