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Metafisica: un viaggio oltre la realtà

Metafisica: un viaggio oltre la realtà

Alessandro Tipre
  • Opera: Les Trouble du Philosophe - Giorgio De Chirico Museo del Novecento - Milano

Quando si parla di arte contemporanea non ci si può sicuramente esimere dal raccontare di uno dei più importanti artisti del primo ‘900: Giorgio De Chirico, uno dei fautori delle avanguardie storiche, i movimenti che si collocano tra il 1910 e il 1930 circa e che hanno completamente modificato il concetto di arte in epoca contemporanea.

Si chiamano infatti “avanguardie” in quanto la rappresentazione accademica e realistica viene modificata e l’arte vira verso caratteri soggettivi di espressione del mondo, che sono molto diversi rispetto al passato. Forme, colori e stili mutano a causa di un contesto storico travagliato fatto di scoperte e innovazioni: Freud introduce la psicanalisi dando importanza alla soggettività del singolo, così come pure fa la scienza con l’introduzione della teoria della relatività. Storia e arte si intrecciano sempre di più, diventando strettamente connesse tra loro, in un periodo fatto anche di guerre e ideologie nuove come quella marxista che le arti figurative scelgono di raccontarci. Tra le varie correnti si inserisce la Metafisica, a partire dal padre fondatore, quel Giorgio De Chirico che un po’ tutti abbiamo sentito nominare almeno una volta nella vita.

Guardando al De Chirico artista e personaggio storico emerge fin da subito un filo diretto con la Metafisica. Giorgio è infatti misterioso come il proprio stile ed è geloso della sua arte e del suo lavoro, cosa che lo porta ad adottare dei comportamenti alquanto bizzarri: in molte interviste si presenta oscuro e riservato, desideroso di nascondere al mondo intero la propria personalità, e arriva addirittura a retrodatare le sue opere con lo scopo di confondere lo spettatore. Sottolinea inoltre la sua tendenza a dipingere solo quando è la sua stessa coscienza a imporglielo, rifiutando commissioni o richieste dall’esterno.

Insieme al personaggio De Chirico, c’è poi il movimento di cui lui è fondatore: la Metafisica. Il termine utilizzato per definire il movimento crea un collegamento tra filosofia e arte: i soggetti rappresentati vengono infatti inseriti in un ambiente che va “oltre la natura fisica” e supera le connessioni razionali, creando abbinamenti inediti e stranianti. Si tratta di una corrente rivoluzionaria, che anticipa il più noto surrealismo.

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Una delle opere più celebri e note dell’artista che incarna perfettame8nte gli ideali metafisici è il dipinto dal titolo “Le muse inquietanti” (1917-1919). Ci si rende conto, a partire da una semplice lettura iconografica, di come De Chirico inserisca nella stessa opera elementi molto diversi tra loro creando un forte senso di disagio nello spettatore: ci si trova infatti di fronte a una piazza ferrarese, città più volte citata nelle opere di De Chirico e carissima all’artista che vi trascorre circa tre anni in qualità di scritturale nel corso del primo conflitto mondiale. Si notano, tuttavia, fin da subito degli elementi stranianti: sul lato sinistro si collocano delle fabbriche, simbolo della città contemporanea, che vengono accostate al castello Estense risalente al 1385. Questi due elementi, rappresentati congiuntamente, insieme all’atmosfera cupa creata grazie ai cromatismi di cielo e sfondo, creano un ponte inquietante tra passato e presente. Infine, tre figure inanimate emergono dalla città estense: sono manichini statuari, privi di viso e identità, riferimento ai poeti dell’antichità classica che secondo la tradizione soffrivano di cecità.

L’obiettivo esplicitato in quest’opera e comune a tutti i lavori di De Chirico è dunque quello di suggerire una sorta di palcoscenico teatrale macabro, straniante e inquietante, che porti lo spettatore a uscire da una dimensione di realtà per entrare in un mondo nuovo fatto di accostamenti bizzarri e irrazionali, quasi come se fosse all’interno di un sogno

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