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Bosch e un altro Rinascimento

Bosch e un altro Rinascimento

Patrizia Martelossi

La mostra a Palazzo Reale “Bosch e un altro Rinascimento” è un’occasione imperdibile per immergersi nel mondo del pittore fiammingo, conosciuto e riconosciuto per la rappresentazione delle sue visioni mostruose e immaginari fantastici. All’entrata della mostra al Palazzo Reale, troviamo subito le opere del “Trittico di Sant’Antonio” e “Meditazioni di San Giovanni Battista“, quadri originali che vedremo ripetersi in altri modi da altri artisti durante la mostra.

Nonostante sia mercoledì pomeriggio, molta gente è nella prima sala ad osservare i quadri più belli di Bosch.


     


E’ infatti, nella prima sala che nasce il senso del percorso espositivo: che presenta un centinaio di opere d’arte tra dipinti, sculture, arazzi, incisioni, bronzetti e volumi antichi, inclusi una trentina di oggetti rari e preziosi provenienti da wunderkammern. Attraverso un lavoro di ricerca durato cinque anni, la mobilitazione di una rete di cooperazione culturale internazionale, è nata una mostra unica per la potenza del racconto di un’intera epoca artistica e per l’importanza e la varietà dei confronti presenti in mostra.

La bellezza della mostra è che non si sofferma unicamente sul maestro, ma unisce e racconta la storia di una parte di Rinascimento. Il ‘fenomeno Bosch’ ebbe infatti origine nel mondo mediterraneo, precisamente nella Spagna e nell’Italia del Cinquecento. Palazzo Reale con questa mostra ancora una volta ricorda che l’arte ha la capacità di collegare diverse conoscenze, per questo motivo consiglio la visita alle famiglie e alle scuole.

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Hieronymus Bosch rappresentava le deformità morali dell’uomo, per questo motivo è necessario osservarlo ancora oggi, perché racconta una storia più che contemporanea. Anche la psicoanalisi cercò di interpretare le opere dell’artista, i temi del sogno, della mostruosità e dell’inconscio, sono argomenti vivi di studio.


Nel viaggio tra quadri e oggetti lungo la mostra, incontriamo tra i diversi seguaci di Bosch, l’artista Bruegel, che combina con iconografie consolidate fin dal Medioevo le fantasie Boschiane.
In particolare la serie dei “I sette peccati capitali” è da ricordare per due tematiche importanti: la prima è l’utilizzo della stampa come tecnica artistica e in secondo luogo trovo interessate come sia indicata la figura femminile, incarna il peccato.
Nel percorso l’attenzione si posa sulla figura della donna – e strega – che tra il 500 e il 600 veniva rappresentata come un essere mostruoso.
Grazie alla stampa è possibile riprodurre l’incisione su più fogli, ed è proprio grazie a questo che il mondo conosce molto più facilmente lo stile di Bosch e dei suoi successori.


In conclusione, la mostra è assolutamente da visitare e super consigliata per chi vuole studiare o ripassare il linguaggio fantastico e onirico di Bosch e dei suoi seguaci, protagonisti di un ‘altro Rinascimento’. Collanti di un epoca importante per la storia dell’arte e troveranno il terreno più fertile e maturo per crescere e diventare modello figurativo e culturale per quel tempo e per molte delle generazioni di artisti successive, anche a distanza di secoli.

Alla fine del percorso un’opera audiovisiva di Karmachina, Tríptiko. A vision inspired by Hieronymus Bosch, con musiche di Fernweh, mette in scena un viaggio attraverso il mondo onirico del pittore fiammingo. Il titolo richiama il formato dell’opera principale da cui trae origine lo spettacolo, il Trittico del Giardino delle Delizie. Con questo ultimo esempio confermiamo come lo stile dell’artista funziona anche reinterpretato nello stile odierno.

 

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