Medio Oriente: asse energetico – opportunità o minaccia?
E’ di oggi la notizia della firma definitiva del governo iracheno concernente la costruzione di un gasdotto che partirà dall’Iran meridionale, e passando per l’Iraq, giungerà sulle coste mediterranee, nella Siria occidentale, e potrebbe raggiungere anche il Libano, e arrivare ai mercati europei, attraverso il mare, fino alla Grecia.
Ecco come i media iraniani riportavano la notizia dell’inizio della costruzione di questo gasdotto, nel novembre scorso: “L’Iran ha avviato la costruzione del gasdotto che mettera’ in connessione il paese con i vicini Iraq e Siria. La sezione iraniana della pipeline, considerato progetto di interesse politico e socioeconomico, parte dalla citta’ iraniana di Kuhdasht per raggiungere Gilan-e Gharb sul confine con l’Iraq. La sua lunghezza e’ prevista di 225 km e’ verra’ completata entro il giugno 2013 grazie ad un investimento di 20 miliardi di dollari. Il Ministri del Petrolio di Iraq, Iran e Siria hanno firmato il 25 luglio 2011 un accordo preliminare da 10 mld dlr relativo al progetto. Stando agli ufficiali iraniani, la Siria dovrebbe acquistare tra i 20 ed i 25 milioni di metri cubi di gas al giorno dall’Iran, mentre l’Iraq ha gia’ firmato un accordo con Teheran relativo all’acquisto di 25 mln mc/g finalizzato ad alimentare le proprie centrali elettriche. Il progetto prevede la costruzione di una pipeline lunga 1500 km che parte dal porto iraniano di Assaluyeh sul Golfo Persico, dove viene immesso il gas estratto dal giacimento South Pars, per giungere fino alla capitale siriana Damasco per un investimento totale di 10 mld dlr. Il gasdotto avra’ una capacita’ di 110 mln mc gas al giorno. Il governo iraniano spera di riuscire ad estendere il progetto fino al Libano e verso i mercati europei.” Ecco invece come vivono gli occidentali un progetto che serve allo sviluppo della regione mediorientale: “L’eventuale costruzione di un gasdotto capace di collegare l’Iran alla Siria e passante per l’Iraq divide gli esperti e le opinioni dei media tra coloro che vedono in tale progetto una nuova “rotta” energetica capace di favorire lo sviluppo della regione mediorientale e coloro invece che registrano tale gasdotto come una minaccia per i progetti di sicurezza energetica europea e come la volontà iraniana di estendere la propria influenza ed il proprio controllo sui paesi del Medio e Vicino Oriente. Iran, Iraq e Siria stanno lavorando congiuntamente al progetto che vede la realizzazione del gasdotto capace di trasportare il gas naturale dal deposito meridionale di Pars nella città di Assalouyeh della Repubblica Islamica dell’Iran fino a Damasco attraversando l’Iraq. La notizia è stata comunicata inizialmente dall’agenzia di informazione Fars Press Agency che ha parlato di una rete di trasporto capace di trasferire circa 100 milioni di metri cubi di gas al giorno una volta completata.
Per il governo iracheno e quello iraniano il progetto prende il nome di “friendship pipeline” mentre per alcuni media tale gasdotto è stato soprannominato “Islamic pipeline” e l’utilizzo di uno dei due appellativi deriva anche dalla visione che si ha di tale struttura: nel primo caso si premia l’alternativa via di trasporto energetica che si sta creando nella regione mediorientale, prospettiva che vede maggiore riscontro negli ambiti iraniani, mentre nel secondo caso si punta l’attenzione sulla capacità della struttura di ampliare la sfera di influenza dell’Iran.
La discussione di un simile progetto era iniziata il 25 luglio 2011, data che vide la firma di un accordo preliminare nella città di Assalouyeh, facente parte della provincia iraniana meridionale di Bushehr, che prevedeva la costruzione di un gasdotto capace di trasportare il gas naturale prodotto nel deposito meridionale di Pars verso Damasco passando per l’Iraq e favorendo il congiungimento del Libano e della Giordania.
Il 31 gennaio 2013 Alireza Nikzad Rahbas, portavoce del Ministro del Petrolio iraniano, ha annunciato che l’Iran incomincerà le esportazioni di gas naturale verso Baghdad previste per l’estate 2013 attraverso la costruzione di un sistema di trasporto tra i due paesi, ulteriore notizia che avvarrebbe l’ipotesi dell’inizio della costruzione di una rete di collegamento che, congiungendosi con quella siriana, avrà la capacità di trasferire il gas naturale dall’Iran verso la Siria. Il deposito meridionale di Pars, il più grande al mondo con i suoi 9.700 chilometri quadrati, è condiviso dall’Iran e dal Qatar e secondo le stime presentate dalla Pars Oil and Gas Company, compagnia sussidiaria della National Iranian Oil Company, secondo le analisi effettuate possiede 14 trilioni di metri cubi di gas naturale, fattore che lo rende 12 volte superiore il deposito nel settore azero del Mar Caspio di Shah Deniz (1.2 trilioni di metri cubi di gas naturale) considerato fondamentale per la sicurezza energetica europea.
Con il costo di 10 miliardi di dollari ed una rete di trasporto lunga 1.600 chilometri, il gasdotto Iran-Iraq-Siria è considerato più vantaggioso e più redditizio nei confronti dei progetti di trasporto energetico che si stanno attualmente sviluppando in Occidente per il rifornimento dei paesi europei attraverso lo sfruttamento dei depositi del Mar Caspio e quindi rappresenterebbe una “minaccia” dal punto di vista concorrenziale nel mercato energetico e favorirebbe lo sviluppo economico dell’Iran e la sua affermazione all’interno della regione mediorientale, eventualità resa possibile dalla situazione di instabilità che si sta andando sempre più configurando in Siria.
Sulla realizzazione di un tale progetto molto studiosi hanno presentato le proprie riserve ed i propri dubbi affermando che da anni l’Iran annuncia al mondo accordi inerenti la costruzione del gasdotto Iran-Iraq-Siria non presentando però successi concreti. Lo scetticismo formalizzato nel mondo occidentale, tra cui spiccano gli Stati Uniti, è dovuto principalmente al “timore” che l’Iran possa attraverso questo gasdotto divenire finalmente un attore primario e fondamentale nella politica del Medio Oriente riuscendone con il suo ruolo preminente per la sussistenza energetica ad indirizzare l’andamento e le scelte politiche soppiantando anche un paese emergente come quello turco il quale ha sempre mostrato i propri interessi nella regione rievocando i fasti dell’Impero Ottomano.” Non si capisce il motivo dell’allarmismo europeo, per un progetto che in futuro potrebbe favorire la stessa Europa. L’asservimento europeo alle politiche anti-iraniane e anti-siriane degli USA e di Tel Aviv, costringe gli europei a essere “preoccupati” anche per un progetto che li potrebbe favorire, dal punto di vista economico ed energetico.
Fonte : iranmondo.blogspot.it