Infarto: non si curano 2 milioni di italiani ad alto rischio
Un piccola rivoluzione nelle valutazioni dei rischi d’infarto. È il risultato a cui è giunto lo studio Check, realizzato dall’Università di Milano in collaborazione con la Società Italiana Medicina Generale (Simg), i cui risultati sono pubblicati su Nutrition Metabolism and Cardiovascular Diseases. Secondo questo studio ilstudio check 46% delle persone che hanno un livello di colesterolo Ldl inferiore a 130 mg/dl può essere ugualmente a rischio di infarto e ictus. Nove milioni di italiani, che in base a parametri tradizionali di rischio cardiovascolare sono a rischio medio, possono comunque incorrere in eventi acuti. In particolare 2 milioni, che non si curano, sono ad alto rischio. Lo studio, spiega Alberico Catapano, farmacologo dell’ateneo milanese, “è stato realizzato negli ultimi 8 anni analizzando sesso, età, istruzione, attività fisica, colesterolo di 7.000 cittadini assistititi in 421 ambulatori di medici di famiglia di 16 regioni italiane. E sono stati anche prelevati e analizzati campioni di sangue. Cosa che ha permesso di fotografare il rischio cardiovascolare della popolazione italiana”. Tale rischio è stato quindi valutato sia in base ai più noti fattori (fumo, colesterolo, pressione arteriosa, obesità, familiarità, età) che in base ad altri parametri, come il grado di istruzione (“chi non ha istruzione ha un rischio del 40% in più rispetto a un laureato”) o il dosaggio di proteine. “In particolare – afferma Catapano – è stato esaminata la presenza della proteina C reattiva nel sangue, prodotta nel fegato e legata all’infiammazione, e si è visto che non sono tanto i suoi livelli alti a preoccupare, ma i livelli bassi prolungati nel tempo e la loro interazione con alcuni tra i fattori di rischio più importanti, in particolare con quello dovuto al sovrappeso e al grasso viscerale (girovita oltre 88 cm nella donna e 102 nell’uomo). Accade così che anche chi ha un colesterolo Ldl inferiore a 130 può essere ad alto rischio”. “Attenzione, questa proteina non deve essere considerata causa di malattia nè fattore di rischio, ma un parametro che consente di valutare meglio il rischio se concomitante con altri”, precisa Catapano che, a domanda, consiglia il suo dosaggio “non a tutti, ma solo a coloro che sono a rischio medio secondo la carta del rischio”.
In base ai parametri del Rischio CardioVascolare Globale, l’81% della popolazione, oltre 48,5 milioni di cittadini, ha rischio cardiovascolare basso. Solo il 4% (2,4 milioni) ha un rischio alto e assume farmaci a carico del Servizio Sanitario Nazionale; il 15%, quindi quasi nove milioni di persone, ha un rischio medio. Ma è proprio quest’ ultima la fascia di cittadini che, in base agli indici dallo studio Check sulla base dei valori riscontrati di proteina C reattiva, ha almeno in parte (2 milioni) un rischio elevato. Ecco in dettaglio alcuni dei risultati:
COLESTEROLO – Il 46% delle persone che hanno un livello di colesterolo minore di 130 mg/dl è a rischio.
ISTRUZIONE – Chi non ha alcuna istruzione ha un rischio maggiore del 40% rispetto a chi è laureato e chi ha fatto le elementari ha un rischio del 20% maggiore di chi ha la licenza media, che a sua volta ha il 30% di rischio in più di chi è diplomato. È del 9% in più invece il rischio per chi è in possesso del diploma rispetto a chi ha proseguito gli studi universitari.
ETA’ – Gli adulti tra 40 e 49 anni rischiano il 70% in meno degli anziani tra 70 e 79. Tra 50 e 59 anni si rischia il 30% in più di chi ha una decina di anni in meno; tra i 60 e i 69 anni si rischia il 12% in più di chi ha un’età tra 50 e 59 anni. Tra 60 e 69 anni si corre un rischio minore del 20% rispetto a chi ha 10 anni in più.
PESO – Tra le persone obese, con indice di massa corporea oltre 30, le donne hanno un rischio del 58% maggiore rispetto agli uomini, mentre tra i normopeso sono gli uomini ad avere il 40% di rischio in più rispetto al gentil sesso. Tra i sovrappeso il rischio è del 20% in più per le donne.
ATTIVITA’ FISICA E SESSO – Chi non svolge un’attività fisica ha il 30% in più di rischio rispetto a chi la svolge. Il rischio per le donne è del 9% in più di quello degli uomini.
Allo studio Check, coordinato dall’Università di Milano, hanno partecipato 421 medici di famiglia in 16 regioni italiane che hanno reclutato quasi 7000 pazienti di età compresa fra i 40 e i 79 anni. La regione col maggior numero di medici coinvolti è la Lombardia (94). Ha partecipato anche San Marino con cinque ambulatori.
Yulia Shesternikova