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Caos a Lampedusa per gli sbarchi

Caos a Lampedusa per gli sbarchi

Redazione

Sono partiti tardi, i funzionari della Frontex, l’agenzia comunitaria che si occupa dei controlli e della sorveglianza sulle frontiere esterne europee. Tardi perchè, secondo quanto ha riferito a PeaceReporter la portavoce dell’agenzia, Ewa Moncure, fino a stamattina l’Italia non aveva inviato alcuna richiesta di aiuto per fronteggiare l’emergenza a Lampedusa: “Non abbiamo ricevuto nulla dal vostro Paese, solo stamani due nostri tecnici sono arrivati in Italia”. Così, sull’isola, da venerdì sono sbarcate mille persone al giorno, e la situazione è fuori controllo. Nel centro di identificazione, riaperto per l’eccezionale afflusso di tunisini, sono stipate duemila e trecento persone, a centinaia vagano per l’isola e meno di duecento sono stati trasferiti in Sicilia oggi. I viaggi sono interrotti a causa delle cattive condizioni del mare, e solo nel pomeriggio si è avuta la conferma che un barcone che trasportava quaranta immigrati ha fatto naufragio: cinque sono morti, una ventina dispersi. “La situazione è ingestibile – ha commentato Tareq, operatore di Save The Children sull’isola -, il centro può contenere al massimo ottocento persone. Noi stiamo cercando di assistere prima di tutto i minori, meno di un centinaio, e le donne, una dozzina circa. Chi arriva è totalmente spaeasto, traumatizzato da una situazione difficile in patria, spossato dalla traversata. All’inizio hanno avuto paura che nel centro venissero rinchiusi e rimpatriati. Dai loro racconti emerge una Tunisia al collasso, con scuole e università chiusa, bande criminali che saccheggiano e uccidono. Sono terrorizzati, in molti girano per le strade di Lampedusa senza orientamento”.

L’Italia si è mossa tardi, l’incendio del Maghreb avrebbe forse dovuto mettere in allerta. Ciò che è certo è che l’esodo è stato torrenziale e improvviso. “Nessuno se l’aspettava, a dire il vero – commenta Flavio Di Giacomo dell’Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni) -, e la prima fase di risposta all’emergenza è stata coordinata con scarsi mezzi. Ora la situazione va lentamente ristabilendosi, gli standard minimi di accoglienza sono garantiti. Purtroppo è difficile trasferirli, ma si stanno approntando sistemi di emergenza anche in altre città d’Italia. E’ un evento che ha colto tutti alla sprovvista, anche perché solitamente i tunisini, anche quelli che sono arrivati col grande flusso del febbraio 2009, percorrono la rotta dalla Libia”.

Se Maroni parla di inviare l’esercito in Tunisia e Frattini di ripristinare i pattugliamenti, c’è chi cerca da tempo soluzioni durature e realistiche. E’ il professor Aldo Morrone, direttore dell’Istituto per la Promozione della Salute delle Popolazioni Migranti e autore del libro ‘Lampedusa, La Porta dell’Europa’. Morroni sostiene che le responsabilità vadano condivise, e che non siano integralmente italiane. “C’è un’Europa distratta, che da anni sottostima il problema – ha spiegato a PeaceReporter -. Io ho sempre sostenuto la necessità di un coinvolgimento globale di vari soggetti, con una conferenza nazionale sul fenomemo migratorio alla quale devono partecipare le Nazioni Unite e tutti i Paesi del Mediterraneo. Non si può ragionare in termini di emergenza, correndo dietro ai flussi, ma ci vuole un intervento strutturale, di sistema, perché in questa realtà se chiudiamo le porte da una parte si riaprono subito dall’altra“.

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