Yoga: il viaggio interiore delle favole
Ai più piccoli (e forse non solo a loro) piace ascoltare favole raccontate direttamente dalla voce degli adulti che li circondano e di cui si fidano, ne traggono piacere e giovamento.In questa dinamica di relazione, hanno la netta percezione di avere tutta per loro l’attenzione dell’adulto narrante, il quale -intuisono- desidera stare insieme a loro. Coi ritmi di vita sempre più incalzanti, d’altro canto, quest’abitudine viene via via sempre meno, quando sarebbe invece auspicabile recuperlarla pienamente. L’approccio primario del metodo Yogalé propone lo yoga proprio attraverso racconti e favole che affondano le radici nelle tradizioni più antiche e conosciute della civiltà occidentale. Ma perché?
Le storie che si raccontano ai bambini vengono accostate agli aspetti piacevoli e spiacevoli della vita, ma anche misteriosi e a volte difficili da comprendere. Se ciò accade in una dimensione esperienziale e di gioco, non si corre il rischio di traumatizzarli.
I bambini, in effetti, sentono la necessità di conoscere i rischi del quotidiano, come affrontare le difficoltà, come reagire alle minacce, su chi fare affidamento nei momenti critici, come ristabilire l’ordine quando ci si trova in confusione. Desiderano conoscere un modello di comportamento in caso di torti o ingustizie subite, come comportarsi quando, al buio per esempio, sentono rumori sospetti, o quale strumenti adottare se un’emozione si fa troppo grande ed è difficile da “gestire”, come per asempio se si ha l’impressione che sotto il letto ci siano dei mostri.
Anche nelle favole, come nella vita, c’è un principio attivo portatore di energia e di soluzioni che si incarna nell’eroe o nell’eroina. Il loro pregio è di essere portatrici di messaggi, impliciti o espliciti, in grado di raggiungere sia la sfera emotiva che quella intelletuale. Per via di questa doppia struttura, profonda da una parte, superficiale dall’altra, visibile e invisibile, reale e metaforica, la favolsa insegna a chiunque la ascolti ciò che vi è da imparare in quel momento, in un periodo preciso della sua vita.
Attraverso la fantasia i bambini riescono, grazie all’elemento pricipale di cui sono fatte le storie, la metafora, ad essere trasportati in una dimensione apparentemente scollegata dalla realtà ma che porta necessariamente con sé riferimenti puntuali e riconoscibili.
Non dimentichiamo inoltre che vi è una notevole differenza tra il vedere un filmato attraverso uno schermo e sentire la storia raccontata in viva voce. Nel secondo caso, infatti, il bambino si trova direttamente coinvolto nel racconto, anche con il corpo tutto, con i sensi tutti, non soltanto con la vista e l’udito.
Non solo, chi ascolta (o legge un libro), può dare libero sfogo alla propria fantasia, visualizzando e mettendo in scena il proprio film interiore, lasciando fluire le immagini prodotte dalla propria mente in sintonia con la personale sensibilità e con quella di chi la racconta.
Le favole raccontate hanno potere, lasciano all’interlocutore la libertà di riempire lo spazio vuoto e di fare propria la storia con la propria interiorità e sensibilità.
Di fondamentale importanza, quando si racconta una storia, è la posizione. Si instaura un clima di intimità con la storia che viene raccontata, proprio attraverso la complicità che si crea tra chi legge e chi ascolta, come se si fosse tutti complici, tutti impegnati nella stessa attività in cui ogni presenza fisica, la voce e le espressioni, i commenti permettono una maggiore condivisione, una maggiore sintonia, in cui curiosità e sentimento sono contemporaneamente matrice, mezzo di trasporto e destinazione.
L’ascolto lascia all’interlocutore la possibilità di essere il creatore della rappresentazione, della storia, cosicché anche per mezzo dello Yoga, narratori e uditori diventano tutti insieme personaggi della storia narata, che può svilupparsi in infiniti modi, tanti quanti l’immaginazione dei singoli e la forza immaginativa che si sprigiona dall’unità del gruppo.