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La guerra dei Roses al Teatro Verga

La guerra dei Roses al Teatro Verga

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Al teatro verga gli attori della compagnia stabile interpretano la commedia nera dell’incomunicabilità per la regia di Omar Nedjari

Gli attori Caroline Pagani e Fabio Sarti nel ruolo di Barbara e Oliver Rose

<<Quando mi è stato chiesto di affrontare “La guerra dei Roses” ho subito individuato un primo ostacolo: non poteva essere tratto dal film, perché il film è molto bello e tutti lo ricordano, ripeterlo sarebbe stato inutile e pretenzioso>>. Così esordisce il regista  Omar Nedjari a proposito della sua “guerra dei Roses”, per spiegare perché alla trasposizione teatrale del noto film del 1989 abbia preferito quella del libro di Warren Adler, da cui lo stesso De Vito partì per girare il suo fortunato film. Il libro, pur attraversato da un filo ironico, concede meno al lettore la scappatoia del divertimento e lo costringe quindi a un’amara riflessione.

E’ così che la rappresentazione in scena al Teatro Verga fino al 12 marzo (riposo il 7 e l’8) si carica dei toni del dramma dell’incomunicabilità, quella che scaturisce dal cieco e infantile ego che accomuna i due presuntuosi coniugi. Assorbiti dalla cura della lussuosa casa lei e dalla concitazione della scalata sociale lui, Barbara e Oliver Rose vivono in un deserto comunicativo ed emozionale, in cui i sentimenti non sono calcolati nemmeno come arma per ferire l’avversario, “affondato” solo quando vede cadere in frantumi le proprie porcellane e i propri costosi oggetti.

A gettare luce sulle difficoltà dei due, la figura di Annie, una giovane e inesperta baby-sitter, cui a turno i due coniugi ricorrono per delegare la consegna dei propri stati d’animo e “trovare le parole giuste” per ogni circostanza. Persino quando i loro destinatari sono i due figli, estranei “raccontati” da Annie, del tutto assenti dalle loro priorità quotidiane.

Sulla scena, gli attori della compagnia stabile del teatro Verga, una brava Caroline Pagani e un efficace Fabio Sarti, aiutato nell’interpretazione di Oliver Rose da una vaga somiglianza con Michael Douglas. Convincente il regista e attore Omar Nedjari nel vestire i panni dei due cinici avvocati sobillatori della spocchiosa coppia alle prese col divorzio.

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La scenografia, è semplice ma efficace. Al centro del palcoscenico troneggia un’ingombrante scala, metafora di quell’egoismo che trasforma tutto in mero strumento per compiacere il proprio ego. E che fatalmente finirà per “fagocitare” gli aridi protagonisti nel drammatico epilogo.

Silvia faccio

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