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Ecco come Google “inganna” Apple, un codice speciale permette di aggirare la sicurezza di Safari

Ecco come Google “inganna” Apple, un codice speciale permette di aggirare la sicurezza di Safari

Redazione

Sei un fedele e inamovibile utente Apple. Da anni navighi solamente con Safari, salti da una pagina all’altra con leggiadria e sicumera, occasionalmente, quando incontri un internauta meno dotato, ti bulli delle performance del tuo solidissimo browser, e della fortezza digitale dentro cui ti senti protetto e riverito. Ecco, non per rovinarti la siesta creativa, ma pare che Google sia da tempo in grado di aggirare con garbo le impostazioni sulla sicurezza di Safari.
Almeno questa è la tesi del Wall Street Journal che ha pubblicato un pezzo che è subito deflagrato in rete sollevando l’ennesimo vespaio sulla privacy. L’inchiesta condotta dal quotidiano americano, infatti, dimostrerebbe che Google e altre ventidue compagnie tra le più potenti del Web (Facebook compreso) hanno sfruttato dei codici speciali per bypassare le barriere che l’utente Safari ha preimpostato e così poter monitorare il suo comportamento nei confronti di inserzioni pubblicitarie online.
Il fatto è che Safari, che si tratti della versone desktop o mobile, di default accetta solo cookie che provengono da siti che l’utente ha visitato di persona o con cui ha interagito, disabilitando qualsiasi possibilità di monitorazione da parte di attori esterni. Questo significa che l’utente Google che stia navigando tramite Safari non dovrebbe essere teoricamente in grado di cliccare +1 su un Ad personalizzato.

Di fronte ai fatti esposti dal WSJ, Google non ha rimandato le accuse al mittente, ma ha spiegato di aver inserito quel codice speciale proprio per permettere un corretto utilizzo della funzionalità +1 agli utenti con account Google.
“Il Journal ha dato una lettura fuorviante di quello che è successo. Noi ci abbia fatto uso di una nota funzionalità di Safari per fornire un servizio che gli utenti Google hanno abilitato. È inoltre opportuno notare che questi advertising cookies non raccolgono informazioni personali. Abbiamo studiato questo codice in modo che le informazioni che vengono scambiate tra il browser Safari di un utente e i sever Google fossero anonime, creando così un’effettiva barriera tra le loro informazioni personali e il contenuto web che hanno esplorato.”
Nel frattempo, però, Google ha annunciato di aver disabilitato questo codice speciale, forse per evitare di peggiorare una situazione di per sé già delicata. A Mountain View infatti si trovano a dover difendere la nuova policy sulla privacy (presentata a gennaio e subito messa all’angolo dall’Unione Europea) e lo stesso Google+, da poco entrato nel mirino dell’Antitrust.
Non che Apple se la cavi poi tanto meglio. Solo qualche giorno fa, l’azienda di Cupertino si è trovata nel mezzo della bufera Address Book-gate, ora si trova a dover spiegare questa imbarazzante falla nel suo browser. Come da programma, Apple ha preferito il basso profilo: “Ci stiamo lavorando”.

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