Consigli alimentari: Non lavate il pollo prima di cucinarlo
Potrebbe diffondere un batterio, il campylobacter, fonte di infezione alimentare. Una campagna britannica per limitare la diffusione del batterio in cucina: non lavate la carne, basta la cottura. In Gran Bretagna è diventata una vera e propria campagna di sensibilizzazione pubblica: non lavate il pollo prima di cucinarlo, perchè potreste diffondere in cucina un nemico insidioso, il campylobacter. Si tratta di un batterio molto diffuso, fonte della più comune zoonosi alimentare in Europa (nel 2012 si registrano più di 214.000 casi, un numero doppio rispetto alla ben più nota salmonellosi).
L’INFEZIONE – La campilobatteriosi, questo il nome della malattia infettiva, si manifesta con diarrea, dolori addominali, vomito, febbre e mal di testa ad alcuni giorni di distanza dal consumo degli alimenti contaminati. In genere i sintomi scompaiono nell’arco di una settimana e le complicazioni gravi riguardano una minoranza delle persone colpite, spesso bambini, anziani e soggetti con sistema immunitario compromesso. Vi possono essere conseguenze a lungo termine, vere e proprie sequele croniche come artrite reattiva, infiammazioni a carico di fegato e reni e la sindrome di Guillain-Barré, una patologia del sistema nervoso.
COME LIMITARE I RISCHI – Acqua, latte, carni e molluschi consumati crudi sono fra le possibili fonti di intossicazione da Campylobacter. La cottura delle carni e la pastorizzazione del latte permettono di controllare il rischio, ma, come evidenziano le autorità britanniche, molto dipende dalle abitudini igieniche in cucina. Il pollame è uno dei principali veicoli di infezione, il batterio è presente in un numero elevato di allevamenti e durante la macellazione la carne può venire a contatto con il contenuto dell’intestino dell’animale. Il consiglio, quindi, è di tenere il pollo crudo nei ripiani più bassi del frigo e coprirlo, non lavarlo nel lavello della cucina perchè basta la cottura a eliminare i germi, lavare con acqua calda e detersivo gli utensili e i ripiani usati (oltre alle mani, naturalmente!).
Donatella Barus