A Milano, un Parco per non dimenticare Alan Kurdi, simbolo della tragedia dei migranti.
Ieri, a Milano, ha avuto luogo l’intitolazione del parco del Giambellino ad Alan Kurdi, il piccolo profugo siriano che perse la vita nel Mar Egeo e fu ritrovato sulla spiaggia di Bodrum, in Turchia.
Era il 2 settembre 2015, sono trascorsi 10 anni, ma ho ancora ben impressa nella mente e nel cuore la fotografia straziante del suo corpicino senza vita, restituito dalle onde dello stesso mare che aveva inghiottito anche la mamma Rehanna e il fratellino Ghalib.
Alan aveva solo tre anni. Cullato dalla risacca, pareva dormisse un sonno tranquillo.
Quello scatto fece il giro del mondo, scuotendo con forza le coscienze assuefatte alle continue notizie di naufragi e morti in mare, portando a riflettere sull’incapacità di gestire con adeguatezza e umanità il dramma dell’immigrazione.
Ma, ben presto, l’assuefazione riprese possesso delle coscienze, lasciando alle spalle l’indignazione, il dolore e lo sgomento.
Da allora, nel Mare Nostrum, sono morte migliaia di persone, tra le quali moltissimi minori.
L’intitolazione è avvenuta proprio nella Giornata della Memoria e dell’Accoglienza, istituita nel 2016, per commemorare le vittime dell’immigrazione e promuovere iniziative di sensibilizzazione e solidarietà.
Alan è simbolo dei molti drammi che si sarebbero dovuti evitare, e, al tempo stesso, ci rammenta inesorabilmente il naufragio della nostra civiltà.
A lui, il 3 settembre, sempre nel parco, era già stato intitolato il murales “Verso altri Cieli”, realizzato da un artista, aiutato da un gruppo di minori stranieri seguiti da un centro di accoglienza della zona: dall’abbraccio del piccolo Alan con un altro bambino, tra mare e cielo azzurri, si innalza un inno al valore della vita e della dignità. È un abbraccio virtuale a tutti quelli che non hanno avuto la possibilità di un futuro. Un monito per tutti, soprattutto per i più giovani, per comprendere l’importanza dell’accoglienza dignitosa, dell’inclusione, della solidarietà, del rispetto dei diritti umani.
Alla cerimonia hanno presenziato alcune Autorità cittadine, tra cui l’Assessore alla Cultura Tommaso Sacchi, il Presidente del Municipio 6 Santo Minniti, promotore della proposta di intitolazione, gli Assessori Francesca Gisotti e Fabrizio Delfini (Municipio 6), la Presidente del Municipio 7 Silvia Fossati. Hanno inoltre partecipato: il rappresentante della Comunità curda milanese Serkan Sultan, la volontaria del Centro Diurno Educativo CRETA Nermin Shenishen, la rappresentante del quartiere Margherita Reale, il Presidente e alcuni membri della Onlus ResQ (impegnata da anni nel salvataggio dei migranti naufraghi nel Mar Mediterraneo), gli alunni e le alunne degli Istituti Comprensivi Narcisi e Nazario Sauro.
Davanti ad un pubblico commosso, ha preso la parola l’Assessore alla Cultura Tommaso Sacchi, ricordando la tragedia e il sacrificio di una giovanissima vita, “emblema dell’opportunità mancata, dell’occasione di un riscatto negato a lui, alla sua mamma, a suo papà e ai tanti fratelli, ai tanti Alan che perdono la vita in mare e a tutti gli immigrati in fuga da situazioni di conflitto e di povertà del mondo.
Credo che siamo tutti concordi nell’affermare, oggi più che mai, che morire in questo modo sia totalmente inaccettabile. Perché è profondamente ingiusto perdere la vita in mare, dopo lunghi e faticosi esodi per scappare dalla fame, dalla carestia e dalla devastazione dei bombardamenti di guerra, come quelli che oggi affliggono la Striscia di Gaza e la Palestina. È inaccettabile che si assista al massacro del popolo palestinese.
Lo dico oggi, proprio quando decine di migliaia di persone sono scese in piazza a manifestare contro questo inaccettabile massacro.
I bambini e le bambine dovrebbero preoccuparsi solo di giocare, di studiare, di divertirsi, di stare con la mamma e col papà.
Ecco allora che viene intitolato ad Alan kurdi un luogo di gioco, di svago, di divertimento, dello stare insieme, come il parco del Giambellino, in una giornata davvero significativa.
Voglio aggiungere che in questa giornata, anche nel rispetto di chi ha deciso di scioperare o di scendere in piazza o comunque di interrompere le proprie attività, abbiamo deliberatamente scelto di non mancare questa intitolazione perché sarebbe stato sbagliato non portare avanti con voi, giovani ragazze e ragazzi, un’intitolazione del parco del Municipio 6. Avevamo fatto una promessa e oggi la promessa è stata mantenuta da tutte e tutti noi. Quindi da oggi, all’ombra della targa con il suo nome, altri bambini come lui e più grandi di lui, come noi, potranno stare insieme, imparare a condividere gli spazi e le emozioni, in sua memoria. Giocate anche per lui, giocate anche per chi non può più giocare.
Ha fatto seguito il toccante intervento di Santo Minniti, Presidente del Municipio 6:
“Oggi siamo qui non solo per parlare di una storia successa 10 anni fa, ma parliamo di migliaia di storie di vite affondate in questi anni e che ancora affondano nel Mediterraneo Nel Mediterraneo si muore ancora non ce lo diciamo mai abbastanza e anzi succede nel silenzio più totale. Si muore alla ricerca di una vita dignitosa, si muore di speranza ma noi crediamo che la speranza non possa essere una colpa da pagare con la vita. E chiunque abbia bambine e bambini credo che possa sentire nel profondo la verità di questa frase. Questo dramma, che si consuma a poca distanza dalle nostre coste, ce lo ricordano le storie dei migranti morti in mare. Non sono quella di Alan Kurdi.
Ne voglio citare altre. Quella di un ragazzo maliano di 14 anni, morto in un naufragio nel Mediterraneo nel 2015, con la pagella cucita nella giacca.
Una storia che mi colpì molto, perché cucirsi nella giacca una pagella vuol dire ‘non giudicatemi, non sono qui per farvi del male, voglio fare del mio meglio’.
È brutto che un bambino si senta in dovere di giustificarsi di fronte agli adulti.
Ho ancora le poesie di un altro giovane eritreo di 22 anni, arrivato a Modica per farsi curare da una brutta malattia. Pesava circa 30 chili. A 22 anni pesava quanto un bimbo di sei anni! Morì, purtroppo, poco dopo lo sbarco.
La foto di Alan Curtis è stampata per sempre nella nostra memoria.
Quel bambino con la maglia rossa e i pantaloni blu, riverso senza vita sulla spiaggia.
Ad Alan Kurdi, oggi noi vogliamo dire che non abbiamo dimenticato, che quella foto è ancora impressa nella memoria e che non vogliamo che quella morte sia stata invano.
È per lui e per le decine di migliaia di corpi senza vita seppelliti dal mare, che oggi abbiamo deciso di fare memoria.
Qualcuno ci ha chiesto se l’iniziativa si sarebbe fatta anche oggi, ben sapendo quello che sta succedendo a Milano, della grandissima mobilitazione che Milano sta facendo in questo giorno, in queste ore per Gaza. Noi abbiamo pensato che avesse ancora più senso mantenere oggi questa iniziativa, perché è irrinunciabile, oggi più che mai, far sentire la voce di quelle vittime. Perché si accendano su di noi i riflettori della vergogna di fronte al loro sacrificio. A quello di bambini morti in mare e a quello di migliaia di bambini morti sotto le bombe a Gaza, stremati dalla fame, trucidati dalle bombe, e a quello di qualunque bambino che soffra e muoia in qualsiasi angolo del mondo.
Quella vergogna non la lava il mare e non la lava nemmeno le iniziative che facciamo.
Ci rimane sempre addosso quella vergogna.
Io penso che ci resti addosso fino a che non saremo in grado di rispondere, come Istituzioni, a una domanda molto semplice: cosa abbiamo fatto perché non succedesse più? Non basta ricordare. Serve vergognarsi nel profondo finché non daremo risposta a questa semplice domanda. Lo chiedono le bambine e i bambini di tutto il mondo.”
Serkan Sultan, rappresentante della Comunità curda milanese, ha ribadito che il 2 ottobre 2015 è anche il ricordo di centinaia e migliaia di migranti che hanno perso e continuano a perdere la loro vita in mare, su rotte difficili per arrivare a una nuova terra che li accolga, in Europa.
“I genitori di Alan scappavano dalla guerra e cercavano per lui una nuova speranza.
Alan non aveva nemmeno tre anni quando è morto. Quando abbiamo visto il suo corpo in riva al mare, abbiamo visto ancora una volta la tragedia della guerra inseguire i popoli in cerca di pace e di futuro.
Come popolo curdo, insieme gli altri popoli del Medio Oriente, soffriamo da molti anni per la politica crudele dei governi e stati dittatoriali.
Come Alan e la sua famiglia, centinaia e migliaia di persone hanno cercato di vivere in pace sulla propria terra, ma sono stati costretti a fuggire.
Spero che il nome di Alan Kurdi sia ricordato per riconoscere il valore della pace e della solidarietà tra i popoli.
Chiediamo ai governi europei di aiutare le persone per non essere costrette a fuggire dalla loro patria e di non criminalizzare i migranti, ma bensì le guerre, fonte di caos e ingiustizie.
Alla tragedia di Alan ne sono seguite altre. Oltre 30.000 persone sono disperse o morte in mare. Oggi è la giornata in memoria delle vittime dell’immigrazione e spero che questo parco, inaugurato col nome di Alan Kurdi, aiuti un cammino di pace.”
Foto Courtesy by ResQ
Fino a questa sera, il Parco Alan Kurdi è teatro di una festa aperta a tutto il quartiere, animata dalle attività organizzate da alcune associazioni, da laboratori per bambini e adulti, dalla presentazione di libri dedicati al tema della migrazione e della solidarietà e dagli incontri con le principali organizzazioni umanitarie attive nel soccorso in mare, tra le quali ResQ, una delle quindici ong – di cui tre italiane – che operano nel Mediterraneo per salvare le vite dei naufraghi, per
lopiù migranti, che tentano di raggiungere le coste italiane.
“Anche noi abbiamo voluto essere presenti in questi due giornate dedicate all’intitolazione del parco ad Alan Kurdi – ha dichiarato Luciano Scalettari, fondatore e presidente di ResQ,- perché Alan fa parte della nostra storia.
Nasce, infatti, dall’indignazione destata dalle morti in mare dei migranti in fuga da condizioni di vita inaccettabili e dalle guerre, il progetto di ResQ People Saving People, di cui presidente onorario è l’ex magistrato Gherardo Colombo.
Grazie all’impegno e alla sensibilità di tanti, nel 2021, la ong aveva potuto acquistare una nave di ricerca e di soccorso per le missioni di salvataggio in mare, che col nome di Alan Kurdi aveva salvato quasi 1000 persone e poi, ribattezzata come ResQ People, ne ha salvate altre 500.
“Mentre siamo qui – ha proseguito Scalettari – oggi sono in corso gli scioperi e le manifestazioni per Gaza e noi pensiamo che il fatto che la morte di Kurdi e di più di 20.000 bambini a Gaza hanno come origine la stessa politica intollerante e indifferente e che divide gli esseri umani in esseri meritevoli e un po’ meno meritevoli.
Quindi pensiamo che l’intitolazione del parco abbia un valore aggiunto proprio perché viene fatta oggi.
Alan Kurdi è morto e la sua morte acquisisce un senso di fronte alle vite che riusciamo a salvare. E acquisisce un senso anche rispetto alla reazione popolare che c’è di fronte al genocidio in atto a Gaza.”






