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La lobby italiana dei dolci investe 55 mila euro per convincere direttori di quotidiani e tv che l’olio di palma fa bene alla salute

La lobby italiana dei dolci investe 55 mila euro per convincere direttori di quotidiani e tv che l’olio di palma fa bene alla salute

Redazione

Schermata-2015-01-05-alle-15.55.46Si chiama “Piano di comunicazione sul problema dell’olio di palma” e prevede un investimento di 55 mila euro. Stiamo parlando del progetto in discussione negli uffici di Aidepi (Associazione delle industrie del dolce e della pasta) per cercare di convincere direttori di giornali e tv che l’olio di palma è “eccellente”, fa bene alla salute e non distrugge le foreste tropicali. L’aspetto sconcertante è che dopo aver evitato di scriverlo espressamente in etichetta (compariva sotto la generica dicitura di “grassi vegetali”), adesso le aziende hanno deciso di promuoverlo a pieni voti attraverso ogni canale a disposizione.

Eppure si tratta di un grasso tropicale tanto poco presentabile da non essere venduto nemmeno nei discount. In compenso si trova in quantità rilevante nella Nutella e nella quasi totalità dei prodotti Mulino Bianco e Ferrero, oltre che in buona parte dei prodotti da forno. Presentare il palma come un ingrediente eccellente è quasi un atto di eroismo, visto che i pochi studi italiani sull’argomento sono stati finanziati dalla stessa Aidepi,  che la deforestazione è un dato incontestabile e che l’olio non presenta elementi interessanti dal punto di vista gastronomico.

Per ovviare a questi inconvenienti e fronteggiare le oltre 140 mila firme raccolte dalla petizione promossa da Great Italian Food Trade e da Il Fatto Alimentare (indicato come un “sito militante” nel piano che dovrebbe essere affidato da Aidepi a un’agenzia di Roma) non basta la buona volontà. Occorre aprire il portafoglio e mettere in moto la lobby. I 55 mila euro previsti per i primi 6 mesi verranno utilizzati per “incontri conviviali (one to one)” con i top media (categoria che secondo il documento comprende direttori e capiredattori  di quotidiani e televisioni e giornalisti specializzati). Agli incontri dovrebbero partecipare “nutrizionisti autorevoli che diano credibilità ai messaggi soprattutto sul fronte della salute e nutrizione” ed esperti nel campo della sostenibilità “disponibili ad agire come endorser dei nostri messaggi sia verso i media sia verso pubblici istituzionali”. Non è ancora nota la lista degli illustri nutrizionisti e degli esperti nel campo della sostenibilità che dovrebbero partecipare alle colazioni con i direttori e fornire un supporto per gli aspetti collegati alla salute e all’ambiente. Il piano prevede anche una “relazione privilegiata con 30-50 top media e top blogger” oltre ai  “10 incontri one to one conviviali o in redazione” con i direttori. Poi ci dovrebbero essere 2 incontri a Milano e 1 a Roma destinati complessivamente a 30-35 giornalisti selezionati da Aidepi.Oil palm fruit

Forse 55 mila euro sono pochi ma gli effetti indotti dalle manovre lobbistiche, sono difficili da prevedere.  Ci possiamo solo augurare che i vari direttori e capiredattori, quando dovranno scrivere sull’olio di palma, mantengano un approccio critico e oggettivo, e non subiscano pressioni dal fatto che l’Aidepi raccoglie i più importanti investitori pubblicitari italiani del settore alimentare, che versano ogni anno agli editori, cifre milionarie.

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Vorremmo concludere questa nota con una buona notizia. In redazione aumentano le adesioni alla nostra petizione. Due aziende (Misura e Gentilini ) si sono affiancate ad Alce Nero dicendo addio al palma. Ma l’aspetto vincente è che 15 catene di supermercati hanno aderito al nostro appello iniziando il processo di riduzione e sostituzione del grasso tropicale. La lista comprende Coop, Esselunga, Carrefour, Iper, Despar, Primia con i marchi Basko, Poli, Tigros e Iperal, Crai, Ikea, Ld Market, Picard, MD discount, U2. Alcune hanno già sugli scaffali i primi biscotti e prodotti palma free, altre hanno avviato il progetto e dovrebbero concretizzare il cambiamento entro la fine dell’anno. Si tratta di una lista destinata ad allungarsi.

Fonte IlFattoAlimentare.it

Firma anche tu la petizione clicca qui abbiamo raggiunto 140 mila firme

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