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L’Ultimo Michelangelo e il Rinascimento dell’anima. L’itinerario spirituale del genio al Castello Sforzesco di Milano

L’Ultimo Michelangelo e il Rinascimento dell’anima. L’itinerario spirituale del genio al Castello Sforzesco di Milano

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Il sentimento di Pietà del sommo Michelangelo Buonarroti come “irradiazione dell’anima” dell’uomo, come esito sublime dell’itinerario spirituale dell’artista: fino al 19 Giugno, presso le sale 13 e 15 del Museo d’Arte Antica del Castello Sforzesco di Milano, l’esposizione “L’ultimo Michelangelo. Disegni e rime attorno alla Pietà Rondanini” si propone infatti d’illustrare l’excursus del Maestro caprese, attraverso la magnificenza e la profondità espressiva di quasi cinquanta opere in gran parte databili agli ultimi decenni della sua esistenza, radiate alla luce dell’estrema sua ‘preghiera scultorea’.
Realizzata a cura del Prof. Alessandro Rovetta, promossa dalle Civiche Raccolte e dall’Associazione Culturale MetaMorfosi – nonché complementare al progetto espositivo ancora in corso presso le Sale Viscontee del Castello, focalizzato piuttosto sulle sperimentazioni architettoniche di Michelangelo – la mostra intende dunque contestualizzare in maniera del tutto inedita la celebre “Pietà Rondanini” con una serie di disegni e rime quì affluiti dai musei di tutto il mondo, rivelare l’urgenza della polilalìa espressiva, il tormentato dialogo ricercato dall’artefice tra scultura, disegno, scrittura, emozione, cuore e redenzione.

Il conflitto doloroso fra natura e spirito – tra vigore ed immanenza della materia, e ciclicità perenne dell’eterno – insito nell’opera del Buonarroti (1475 – 1564), trova nelle opere estreme una nuova sorgente: il simbolo struggente del martirio della morte e del consapevole compimento umano nell’Eterno, palpita nel muto abbraccio della Vergine al Cristo – Madre tutt’uno con il Figlio, infinite fronde dello stesso albero – nell’ ’evocativa indeterminatezza’ della “Pietà Rondanini”; l’estremo saluto è anche quello dell’artefice, che nega la consistenza fisica delle sue figure, sublimandole in pure “irradiazioni dell’anima” (C. De Tolnay). Attorno all’imo dell’artista gravitano poi i coinvolgenti studi degli anni Trenta del Cinquecento, i bulini, le incisioni e le acqueforti, dipinti di forte impatto emotivo come la “Crocifissione con la Vergine e San Giovanni Evangelista” – prestito del British Museum di Londra – e suggestive sculture in bronzo e marmo di Carrara che documentano l’elaborazione fervida di tale tema; sei fogli di “Rime” preziose – frammenti d’un uomo che si eterna – schiudono fragilità e ricerca interiore, dipingono l’estuario di un’arte possente che con veemenza si placa nella preghiera e s’innova nell’anima.

“Tornami al tempo, allor che lenta e sciolta
al cieco ardor m’era la briglia e ‘l freno;
rendimi il volto angelico e sereno
onde fu seco ogni virtù sepolta,
e ‘ passi spessi e con fatica molta,
che son sì lenti a chi è d’anni pieno;
tornami l’acqua e ‘l foco in mezzo ‘l seno,
se vuo’ di me saziarti un’altra volta.
E s’egli è pur, Amor, che tu sol viva
de’ dolci amari pianti de’ mortali,
d’un vecchio stanco oma’ puo’ goder poco;
chè l’alma, quasi giunta a l’altra riva,
fa scudo a’ tuo di più pietosi strali:
e d’un legn’arso fa vil pruova il foco.”
(Michelangelo, Rima CCLXXII)

www.milanocastello.it

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Giada Eva Elisa Tarantino

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