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Crisi siriana. Una pantomima degna più di Swift che di Tolstoj o Shakespeare

Crisi siriana. Una pantomima degna più di Swift che di Tolstoj o Shakespeare

Redazione

Mentre venerdì pomeriggio, su invito dell’ambasciatore iraniano a Beirut Ghazanfar Roknabadi, ci sono riuniti gli ambasciatori della Russia, Cina e Siria nell’edificio dell’ambasciata dell’Iran nella capitale libanese per discutere gli ultimi sviluppi in Siria e trovare una soluzione per la crisi in corso nel Paese, dall’altra parte del mondo Francia, Regno Unito, Israele e Qatar stanno preparando un altro piano di intervento in Siria. 6000 nuovi jihadisti, tra cui 4000 dal Libano, dovrebbero attaccare a breve la zona residenziale di Mazzeh, a sud di Damasco, sede di numerose ambasciate e di diversi alti funzionari militari e civili. Un incidente con armi chimiche dovrebbe aumentare le tensioni in tutto il paese. Diversi tentativi di colpo di stato militare sono stati orchestrati dall’occidente, nel corso di quest’anno ma sono tutti falliti. Arabia Saudita e il Qatar così come i paesi occidentali vogliono fortemente rovesciare il sistema politico del presidente Bashar Assad. Ma cosa otterrebbero abbattendo il presidente al-Assad? E chi in realtà sta armando il massacro?

A livello politico, c’è un enorme desiderio di spezzare l’asse della resistenza al sionismo Iran-Iraq-Siria-Hezbollah-Palestina. C’è anche il desiderio di continuare il così detto rimodellamento del grande Medio Oriente. Ma la cosa più importante è di natura economica: si sono scoperte enormi riserve di gas naturale nella parte sud-orientale del Mediterraneo. Il centro di questo giacimento è vicino Homs in Siria. Il più grande alleato e sostenitore di al-Assad, Vladimir Putin, ampiamente demonizzato dai media occidentali, dopo aver raddrizzato il suo paese, intende rimetterlo al suo posto nelle relazioni internazionali. Ha basato la sua strategia sul controllo di quello che dovrebbe essere la principale fonte di energia nel XXI secolo: il gas. E ovviamente non ha nessuna intenzione di lasciare che gli Stati Uniti e altri paesi occidentali mettano le mani sul gas siriano, e non lascerà che l’Iran utilizzi il proprio gas senza controllo. Di conseguenza, è dovuto intervenire in Siria e allearsi con l’Iran. Vladimir Putin ha detto di essere pronto a difendere la Siria “fino alle strade di Mosca,” vale a dire, di essere pronto ad andare in guerra.

Una guerra ricca di vigliaccheria, immoralità e retorica fasulla? Turchia, Qatar e Arabia Saudita armano e finanziano i ribelli per rovesciare la dittatura alawita-sciita-baathista di Assad e da Washington non arriva nemmeno una parola di critica.

Qualche mese fa, secondo alcune fonti, Ankara aveva intercettato nella provincia di Kilis un convoglio di camion carichi di armi e munizioni provenienti dall’Iran e destinati ad Hezbollah. Si segue quindi la pista, ancora più preoccupante, di una probabile presenza di Hezbollah? Il traffico di armi verso la Siria però potrebbe non avere come unico mittente l’Iran e il Libano.
Secondo le dichiarazioni rilasciate ad Al Jazeeera dal dottor Bassam Abu Abdallah, professore dell’Università di Damasco, dietro l’invio di armi ai ribelli siriani ci sarebbe Ankara. Se la Turchia è coinvolta in un piano contro la Siria, dovrebbe rendersi conto che questo piano non avrà alcun esito, perché i siriani sono pronti a qualsiasi scenario. Nel programma della Turchia è contemplata anche l’opzione plausibile che Ankara stia addestrando e rifornendo di armi gli insorti. Sostenuta quindi dagli USA, nemici della Siria e sostenitori di Israele? E sempre Israele al centro di motivazioni e alleanze invocate?

Per aiutare i ribelli siriani senza esporsi troppo. E’ questa la strategia americana nella crisi siriana. Secondo il New York Times, la Cia ha schierato un nucleo di agenti al confine tra Turchia e Siria. Il loro compito primario è di individuare i gruppi ai quali inviare armi. Materiale bellico fornito dagli alleati di Washington, come Qatar, Arabia Saudita, Libia e Turchia.

Tutte queste affermazioni possono essere un bluff, ma innescando un intervento militare, Parigi, Londra, Tel Aviv e Doha correranno il rischio di provocare una conflagrazione generale. Menzogne quindi e le bugie di chi ci governa. La risposta ai massacri è stata una pantomima degna più di Swift che di Tolstoj o Shakespeare.

Ankara sembra aver scoperto adesso che tutti gli alleati di Assad confinano con la Turchia: Russia, Iran e l’Iraq sciita, mentre la strategia “zero problemi con i vicini” propugnata dal ministro Davutoglu rischia di trasformarsi in “zero vicini” senza possibilità di compensazione da parte dei suoi alleati della Nato. Una cosa è chiara: “Questa crisi non può essere risolta dalle armi e dagli spargimenti di sangue”.

Il regime siriano e il governo stanno perdendo il controllo del paese sempre di più”, ha dichiarato il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen che ha parlato di regime siriano di Bashar al-Assad prossimo al collasso. È solo questione di tempo? Nel frattempo, la gente civile continua a morire…..

Yulia Shesternikova

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